Nell'arco
della nostra vita continuiamo ad imparare. Non finiamo mai di farlo e
per quanto pensiamo di poter conoscere qualcosa, in realtà non la
conosciamo mai abbastanza.
Alcuni
di noi amano apprendere, altri no; rimane il fatto che
inevitabilmente lo facciamo. Come spugne assorbiamo ciò che accade
tutt'intorno e la nostra vita cambia in base al fatto se ciò che
abbiamo imparato lo lasciamo andare oppure lo teniamo stretto,
facendolo diventare parte di noi.
Purtroppo
nessuno ci ha mai insegnato cosa è bene lasciare andare e cosa è
bene custodire.
Per
tutta una vita possiamo non capire mai questa differenza, eppure a
volte succede: uno spiraglio luminoso si apre e ci affaccia su di un
mondo, dapprima sconosciuto, pieno di risposte ai nostri perché;
come se qualcuno, o qualcosa, ci stesse offrendo l'opportunità per
comprendere il vero significato della nostra vita.
Noi
umani siamo la specie che meno si adatta ai cambiamenti. Siamo
abitudinari; scegliamo un percorso e continuiamo a camminare diritto,
senza fermarci a studiare le molteplici strade che incontriamo
durante gli incroci della vita.
Per
questo quando qualcuno ci dice che il mare è azzurro ci crediamo, e
non ci sembra vero scoprire che in realtà il mare riflette il colore
del cielo.
Così
come quando ci insegnano che i girasoli sono talmente innamorati del
sole da seguirlo durante tutto il suo tragitto nella volta celeste, e
solo più tardi veniamo a conoscenza che, in realtà, i girasoli si
voltano da tutt'altra parte pur di non riscaldarsi alla sua luce.
Quando
veniamo al mondo, non conosciamo nient'altro che amore.
I
primi sorrisi e i primi pianti non sono altro che l'apice delle più
semplici e, allo stesso tempo, più complicate emozioni umane che
hanno origine nella meraviglia della conoscenza, ovvero quando
iniziamo a percepire il mondo attraverso il nostro corpo.
Quando
siamo dei bambini, parliamo con i fiori. Accarezziamo la terra e
giochiamo con essa, rotolandoci in quello sporco pulito che sprigiona
vita. Alziamo le braccia al cielo, mentre la pioggia incessante ci
abbraccia e ci disseta l'anima, mentre saltiamo di pozzanghera in
pozzanghera, sprezzanti dell'essere completamente fradici, gioiosi
dell'essere completamente avvolti nella nostra linfa vitale. Ci
emozioniamo dinanzi un compagno animale, ne siamo intimoriti poiché
ciò che non conosciamo ci fa paura, eppure tendiamo la mano
coraggiosamente perché in lui vediamo qualcosa che vogliamo
comprendere e poter amare. Osserviamo da lontano gli altri bambini,
che ricambiano il nostro sguardo, e ci avviciniamo a loro non curanti
del colore della pelle o del sesso, della religione o delle ideologie
politiche, dello stato sociale o di quello famigliare.
Quando
veniamo al mondo, non conosciamo nient'altro che amore.
Ma
crescendo impariamo l'odio e le emozioni che da esso derivano.
Ci
viene insegnato che i fiori non parlano e non possono sentirci, che
la terra è sporca e piena di malattie, che la pioggia ci fa
ammalare, che gli animali sono aggressivi, portatori di malattie e
inferiori all'uomo, che ogni bambino, così come ogni essere umano,
viene classificato per colore della pelle, sesso, religione,
ideologie politiche, stato sociale e famigliare.
Crescendo
ci viene insegnato che le differenze sono impure, malvagie e da esse
bisogna allontanarsi, e di esse bisogna aver paura. Ci vengono
imposti modelli sociali ai quali adattarci, che premiano alcune
differenze a discapito di altre, che danno potere a parole come
sessismo, razzismo, specismo.
Crescendo
ci viene insegnato che la società è nostra madre e nostro padre, e
che ad essa dobbiamo ubbidire, che per essa dobbiamo vivere,
altrimenti non c'è vita per noi, non c'è futuro. E noi perdiamo la
meraviglia negli occhi, la curiosità nel cuore e la libertà
nell'animo. Perdiamo tutto quello che ci rende umani e parte di un
mondo che siamo nati per proteggere.
Diventiamo
uguali alle macchine che tanto bramiamo di possedere e migliorare,
dimenticandoci che come Dio creò l'uomo a sua immagine e
somiglianza, anche noi creiamo le macchine in modo che queste ci
assomiglino, prive di sentimenti e fredde nel loro essere metallo
assemblato.
Nell'arco
della nostra vita continuiamo ad imparare.
E
quando le nostre ideologie e le nostre conoscenze vengono messe in
discussione, ci sentiamo aggrediti nel più profondo dell'animo. E
quando capiamo che le nostre ideologie e le nostre conoscenze sono
sbagliate, ci sentiamo impauriti e il mondo crolla sotto i nostri
piedi.
Capire
che un'intera vita è stata una bugia, fa paura. Capire che tutto ciò
che abbiamo fatto non è stato altro che seminare e raccogliere odio,
fa paura. Capire che siamo stati ingannati... è come ricevere una
pugnalata nell'orgoglio, nel cuore.
E
la paura annienta il coraggio, la paura soffoca il cambiamento e lo
rinnega. La paura di aver vissuto una menzogna, di essere stati
traditi, di aver fatto del male al mondo, ci convince che in realtà
niente di tutto questo è mai avvenuto.
La
paura ci convince che la strada che stiamo percorrendo sempre diritto
è giusta, che non esistono cose cattive a questo mondo e che se
esistono non è certo colpa nostra. Perché sentirsi causa di
sofferenza ci spaccherebbe il cuore.
Dov'è
finito il coraggio che avevamo da bambini? Dov'è finita quella mano
tesa verso il buio pronta a meravigliarsi della luce improvvisa della
conoscenza? Dov'è finito il nostro contatto con tutto ciò che ci
circonda, dov'è finita quella consapevolezza di essere parte di un
tutto?
Lungo
la strada diritta che abbiamo scelto di percorrere, abbiamo perduto
la meraviglia che avevamo negli occhi, e troppo egoisti e impauriti
ci basterebbe spiare gli innumerevoli bivi che la vita ci offre per
ritrovarla.